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Foto di Omar Lopez su Unsplash
Sono diversi i capi di abbigliamento che, nel corso degli ultimi anni, hanno dominato la scena. Nell’elenco, spicca indubbiamente la felpa con i loghi ufficiali della NASA, l’agenzia spaziale statunitense universalmente legata al concetto di conquista dello spazio e dell’ignoto.
Prima di entrare nel vivo dei fattori che hanno provocato l’esplosione di questo trend – tutto è cominciato nel 2018 – è bene ricordare che la tipologia di capo ha conquistato il favore di tantissimi fashion victim di recente.
Il successo ottenuto nel giro degli ultimi anni dalla felpa NASA non rappresenta l’unico caso in cui dei modelli di felpa personalizzabile con loghi di brand non legati al settore dell’abbigliamento hanno conquistato il mercato, ma è indubbiamente uno dei più significativi e al momento non sembra volersi arrestare.
A questo punto, non resta che entrare nel dettaglio delle radici di una tendenza fashion tra le più interessanti dell’ultimo periodo.
Il successo della felpa NASA: a cosa è dovuto?
Quando ci si chiede a cosa sia dovuto il successo della felpa con il logo della NASA, tendenza fashion che, a tratti, va avanti dal 2018, i primi pensieri corrono ai sogni, al desiderio, comune a tantissime persone, di andare oltre ai propri limiti.
Vero, per alcune persone. Non per tutte, però. C’è chi, infatti, ha iniziato a indossare questo capo dopo il successo del film, uscito proprio nel 2018, First Man – il Primo Uomo.
Pellicola presentata nel corso dell’edizione di quell’anno della Mostra del Cinema di Venezia, ha visto Ryan Gosling vestire i panni di Neil Armstrong, il primo essere umano a mettere il piede sul suolo lunare.
Il film in questione ha conquistato il cuore degli appassionati di astronomia non solo per la tematica importante dal punto di vista storico, ma anche per la perfetta resa delle navi spaziali del tempo, a dir poco rudimentali se si pensa a quelle che vengono utilizzate oggi.
Il film è riuscito, a detta di chi ha una vera passione per le imprese spaziali, a spogliare queste ultime dalla patina di glamour e di irrealtà che spesso le ammanta. Sfidare lo spazio vuole dire studiare, impegnarsi, sacrificarsi e sì, anche fallire.
In virtù di ciò, c’è chi legge questa moda come una scelta come un’altra per guardare al futuro con speranza, puntando in maniera seria sulla scoperta delle profondità spaziali e considerando tale percorso un’occasione di crescita a 360° per il genere umano.
L’immagine rassicurante dell’agenzia spaziale
Ci sono diversi punti di vista da considerare quando si parla della popolarità che ha coinvolto, nell’ultimo lustro, la felpa della NASA.
C’è chi riflette sul trend chiamano in causa l’immagine rassicurante e riconoscibile dell’agenzia spaziale statunitense, i cui traguardi principali sono stati portati a casa con un approccio pionieristico e pochi mezzi, confrontandola, invece, con quella straniante di super miliardari che, come Elon Musk e Richard Branson, stanno progettando con le loro startup dei viaggi interstellari.
Questi ultimi, anche se dietro c’è oggettivamente il genio di grandi imprenditori, vengono visti sempre di più come capricci da ricchi. Punto di vista decisamente diverso rispetto a quello che, invece, caratterizza l’immagine della NASA, realtà sì di respiro internazionale, ma riferimento senza eguali quando si parla di imprese capaci di far crescere tutta l’umanità e non solo di pompare l’ego del miliardario eccentrico di turno.
I loghi della NASA
Nelle righe precedenti, abbiamo parlato i loghi al plurale, e non a caso. La NASA, infatti, ha cambiato il suo più volte nel corso degli anni. Il primo, entrato in poco tempo nella storia e oggettivamente il più apprezzato da chi sfoggia la felpa oggetto di questo articolo, è stato disegnato nel 1959 dall’illustratore James Modarelli.
Fin da subito, a causa della sua forma, è stato denominato “meatball”, termine inglese che si può tradurre con l’italiano “polpetta”. Il secondo logo dell’agenzia spaziale statunitense è stato commissionato nel 1975. Il motivo era di natura pratica. Con l’evoluzione tecnologica del periodo, infatti, era diventato a dir poco complesso riprodurre con la giusta definizione il logo Meatball.
La sinergia creativa tra i designer Richard Danne e Bruce Blackburn ha portato, a metà dei gloriosi anni ‘70, alla creazione di Worm (in italiano “verme”).
Questo nome è dovuto alla forma allungata e tondeggiante del font scelto dal duo di designer e che compone la parola “NASA”. La differenza rispetto a Meatball è drastica: il secondo logo della NASA, anch’esso molto amato da chi sfoggia la felpa, è decisamente più pulito ed essenziale, ma comunque molto affascinante.
Il 1992 segna il ritorno di Meatball, ma in versione moderna. La rivisitazione è stata fermamente voluta dall’allora amministratore della NASA Dan Goldin.
Anche questo restyling, esattamente come il logo originale, è amatissimo dagli estimatori dell’iconica felpa. Se questo capo basic, finito, a prescindere dalle sue peculiarità, al centro del favore degli appassionati di moda nel corso degli ultimi anni, è tra i più richiesti da chi ama andare in giro con il logo della NASA, ma non è l’unico.
Anche i numeri dei cappellini, accessorio simbolo della moda statunitense, sono infatti molto alti.